mercoledì 6 febbraio 2013

Ci sono.

Ci sono. C'è il Maggio non questo ma il prossimo. Ci sono le colonne sonore di giornata, oggi i Verdena, i mille pensieri e le molte cose fatte. M'impegno. Giorno per giorno, vivo come se il domani dipendesse da me. Anche, per il vero. Felice. E' questo ciò che conta.

lunedì 15 ottobre 2012

Giorno Uno

Torno a scrivere nonostante le dita sembrino, quasi, voler avvertire che lo smalto di un tempo è ancor tutto da ritrovare. Troncare le parole come cifra e sigla. Ad ogni atleta il suo riscaldamento. Nubi che scivolano via, le vedo dalla finestra alla mia sinistra. Realizzo i benefit di una scrivania che ho solo in prestito. 
Abito in una nuova casa. Come se scriverlo mi aiutasse a dar concretezza all'evento. Felice, ovviamente. Sicuro, come sempre. Ammetto però anche il disorientamento di fondo, la differenza che avverto rispetto ad altri eventi così cruciali. Divago subito. Ho un maglio nuovo. Un bel punto di marrone. L'ho riposto nel mio nuovo armadio. Mi piace. Respiro e sento gran parte della felicità che provo. Chi gode delle energie altrui, prego s'accomodi. 
Aspetto con ansia il momento dell'apertura dell'uscio. Io, con le mia borsa, arruffato come al solito. Iago, con la sua foga e delicata voglia di scoprire. Joh, con il suo sorriso ad aspettarci.
Licenza poetica vuole che glissi sulle certezze che hanno portato al cammino. Avessi scritto passo si sarebbe potuto credere che una volta fatto s'era esaurita la magia. Cammino s'addice di più.
Sono felice. Checché se ne dica, me lo merito.

Penso poi al primo invito a cena che avrei voluto fare. Penso al fatto che, mi spiace per gli altri, finché non farò quello, non ne farò altri. Nonostante le mie mille ragioni ed i miei pochi errori, ho voglia di condividere questa felicità con chi della stessa è grande parte.

  

martedì 14 agosto 2012

Afflitto da un complesso di parità, non mi sento inferiore a nessuno

Realizzo, tra l'altro, che la razionalità è l'approdo nei momenti difficili. In lei trovo conforto sicuro e caldo abbraccio. La sua assenza si trasforma in assoluta incapacità di comprendere anche il minimo fenomeno. Strano il mio essere. Un impeto educato ed ordinato. E più l'impeto è se stesso e più egli è ordinato ed educato. La diretta proporzionalità di chi o cosa vorrebbe essere libero, sentirsi libero. La chiusura a riccio come costante. In bilico, come sempre, l'equilibrio interiore a far tremare tutto il resto. La differenza, stavolta, è palpabile. La velocità di reazione, come se fossi davvero ancora allenato. Ho bisogno di sentirmi dire che passa, che tutto passa. Prometto, rompo il cazzo oggi è poi mai più e più mai. Poco dignitoso, poco da me. Sicuro sta anche qui l'errore. 
Ad occhi aperti ho capito, inoltre, che ho solo domande. Che le risposte sono un'eventualità di cui, alla fine della fiera, ben poco m'importa. Sono in guerra. Lo sono, prima di tutto, con me stesso. Lo sono, poi, con il resto del mondo anche se il resto del mondo non ha neppure idea che io esista. A che pro? Sono sempre in un momento sbagliato. Sono sempre alla rincorsa del mio successo. Sono sempre e solo io. Il quattordici di agosto a studio così da non dover aver nulla a che fare con chicchessia. E' un metodo. Come quello di darsi un giorno, solo ventiquattro ora per commiserarsi, per sbattersi, per arrabbiarsi, per piangere e per vergognarmi di tutto quanto sopra. 
Ci sono lutti che non ho mai elaborato, altri dei quali non ho fatto neppure in tempo a far freddare il corpo che già ero oltre. Ci sono lutti che non ho capito, altri che ho evitato. Ci sono nascite che ho vissuto, altre che ho solo visto, alcune dalle quali sono evaso ed altre contro le quali ho sbattuto.
Ci sono sentimenti che ho provato, ci sono persone delle quali ho sete. 

continuo a credere che la confusione non esiste


lunedì 13 agosto 2012

organizzamse, diceva quello che nell'orgia metteva sempre il culo


C'è che l'ignoranza rende liberi. L'assenza di conoscenza delle sensazioni che più qualificano la nostra esistenza la rende, il più delle volte vivibile. L'apirazione a volare, povero Icaro, ancora una volta s'è scottato con quel sole che tanto lo attrae. Lo capisco e non lo biasimo. Nella mia pochezza, faccio lo stesso ogni qual rara volta provo l'irrefrenabile desiderio di avere ali e vento in faccia.  My way, alla Frank. Inizio a credere che ci sia qualcosa da rivedere alla base di partenza.
Ciò che sono l'ho capito grazie al mio blog, ai miei quadri, ai miei amici. La voglia di scappare, l'intolleranza di fondo, l'assoluto rigetto di qualsivoglia confronto con il mondo esterno. Ok, si. Ed allora? Subisco il fascino dei quattro giorni di De Gregori, vivo il mio giorno con la costanza di quella foto che per anni ho ammirato e che stanotte, per la prima volta, ho odiato. Non voglio buste della spese in mano mia, su tutto, non voglio carri armati pronti a schiacciarmi. Troppo facile. Non si vive di letteratura, di cinema e di poesie. A volte me ne dimentico. La conoscenza serve solo per capire se stessi, per affascinare gli altri, per sentirsi vivi in due. Da solo tutto questo, mi pare oggi, non servire a nulla.
Il mio ingiustificato ottimismo, questìoggi, è andato a farsi fottere.
M'incazzo per la seconda notta in bianco della mia vita. M'incazzo per il significato che non voglio dargli. Basta essere onesti con se stessi. E' un pò un gioco a chi mette il culo ed io, il mio, non lo voglio proprio regalare. Voglio raccontarmi anch'io un pò di bugie. Voglio pensare che domani sarà diverso, che la mia memoria, almeno finchè ci sarà, non sarà d'elefante.
Paradosso, anche questo. Ricordar ogni parola, aver memorizzato ogni punto e cellula nella consapevolezza che prima o poi ciò svanirà.
Non ho fatto neppure in tempo ad imparare il sirenese; ho fatto in tempo a non credere a ciò che mi veniva detta. Mi son fidato. Merce rara. Stile pesce spada in una tonnara. Ma con classe, sempre e solo con classe. Devo ammetterlo. Niente sbraiti, nessuno spazio alla voglia di distruggere, di sentir quel male che copre tutto il resto. Forse sono davvero cresciuto. Forse no, ho solo meno forza stavolta.

sabato 4 agosto 2012

Anniversario

Ricordo con affetto incondizionato la Cagiva che da San Martino scese giù fino al Poggio.
Ricordo l'assenza del casco, la velocità bassa, forse per il vestitone a fiori che con il senno di poi era della sig.ra Catia. Le campagnole della mulino bianco più grandi che io abbia mai visto.
Al di la delle date convenzionali, l'economia politica si studiava in agosto.
Non è stato il nostro risultato migliore. Non c'ho mai capito nulla di economia e di investimenti.
Tu, forse, più di me.
Con il decennio della crescita direi che il guadagno è stato netto.
Ricchezza, almeno per me.
Ne vedo le tappe.
Sorrido.
 Credo che derivi da questo sorriso l'assoluta convinzione che il tempo migliora ricordi e sensazioni. Sempre in agosto ci fu l'atlante di cui si parlava qualche giorno fa.
Le intelligenze non esistono.
Siamo uomini anche se vorremmo essere caporali. Ed allora salta subito alla mente l'unica notte della mia vita nella quale pur se steso sul mio letto non ho dormito.
Ricordo, come se fosse ora, le auto passate in rassegna per tutto il parcheggio a cercar quella di un familiare, anche non convivente.
Non c'erano.
Avessi occhi così buoni da ricordare, probabilmente, potrei citar targhe e modelli. Col decennio ammetto che anche i sensi di colpa aiutano.
Poi riparto e la mente va al giorno delle ciambelle, alle dormite sul letto di cui sopra. Arriva, di botto, il divanetto di Luigi XIV, i gavettoni in biblioteca e i giorni delle nostre lauree.
Poi penso a dieci anni prossimi, all'ingrombo di fondo per chiunque altro, pur nel crescente rispetto di spazi e tempi. Cresco anche io, miglioro ma non mi muovo.
Poi i principi di fondo, diversi ma comuni.
Poi ammetto di non aver una lira per il tuo regalo, almeno oggi.
A volte nella vita vi è un'accelerazione. Aveva ragione Siro, per una volta.
Buon anniversario Luce.
T'adoro.

venerdì 20 luglio 2012

Uno di quei giorni in cui ricordo che masticare un chewing-gum è inutile per risolvere un'equazione algebrica

"Non c'è gradualità nell'accedere delle cose. Le cose, quando capitano, capitano. E non è nemmeno che puoi accompagnarle, impedire che ruzzolino trascinandoti con loro. Non si possono far andare piano le cose che capitano. Nemmeno capirle, si può. Infatti la frase più ricorrente a questo proposito è: <>. Mica certe frasi vengono per caso. Se vi capita una cosa non potete farci niente, e questo è tutto. Non è vero che la vita cambia un pò alla volta. O cambia o rimane la stessa. "

D. De Silva - Non avevo capito niente

mercoledì 27 giugno 2012

Erri.

"È bella di notte la città. C'è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si riconosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l'assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile."

Elogio

"Se fra i commensali non c'è un idiota o qualcuno che faccia il buffone per finta, si usa infatti assoldare un mimo o invitare uno scroccone che con le sue sciocche battute rompa il silenzio e la noia che pesano sulla tavola. Che senso avrebbe infatti rimpinzarsi di tanti manicaretti e leccornie senza nutrire insieme anche gli occhi, le orecchie e l'animo di scherzi, lazzi e facezie?"


Grazie Dan.